27 Apr Teresa di Lisieux. La saggezza dell’amore
“Teresa di Lisieux. La saggezza dell’amore”
Questo il titolo e il motivo conduttore della serie di eventi che si sono tenuti a Cremona sulla figura della santa francese di cui ricorre quest’anno il 150° anniversario della nascita (1873-2023), con il patrocinio della Diocesi di Cremona, della Commissione nazionale italiana per l’Unesco e della Pontificia facoltà teologica Teresianum di Roma.
«Custode del paradosso dell’amore divino che si fa umano», come ha dichiarato il vescovo Antonio Napolioni, e donna «capace di cogliere il valore delle nuove tecnologie per tradurle in linguaggio spirituale», come ha aggiunto il provinciale dei Carmelitani, padre Fausto Lincio, Teresa di Lisieux è al centro dell’esposizione inaugurata nel pomeriggio di lunedì 20 marzo presso il Battistero di Cremona, presenti le autorità religiose e quelle civili. Si tratta del primo di tre eventi dal titolo “Teresa di Lisieux. La saggezza dell’amore” organizzati in occasione del 150° anniversario della nascita (1873-2023) con il patrocinio della Diocesi di Cremona, della Commissione nazionale italiana per l’Unesco e della Pontificia facoltà teologica Teresianum di Roma.
Una mostra itinerante, essenziale, «che dopo l’esposizione a Parigi – come ha spiegato per l’occasione mons. Francesco Follo, fino al 2022 osservatore permanente della Santa sede presso l’Unesco – poi a Roma, ora è qui a Cremona dove nel 1606 sorgeva, primo in Lombardia, un monastero carmelitano, sito nell’attuale parrocchia di Sant’Imerio», collegato a una ampia serie di altri analoghi: in Francia ad Alençon, Lisieux, Parigi. E dove ancora è attivo un movimento laicale di carmelitani.
Ben 29 pannelli (allestiti sotto l’occhio vigile di Davide Tolasi, docente della Laba di Brescia) che si snodano in un percorso sulle orme di Teresa, morta a soli 24 anni ma fulgido esempio di fede profonda tanto da essere proclamata dottore della Chiesa da San Giovanni Paolo II e da «essere stata proposta dal Governo francese come uno dei cittadini da onorare nel mondo – ha continuato durante l’inaugurazione Follo – nel 2023 per essere stata un’intellettuale, una scrittrice ed una educatrice. Proposta che i 193 Paesi dell’Unesco hanno approvato». Perché Teresa ha molto da dire agli uomini di oggi, come ha spiegato in maniera brillante Padre Lincio, provinciale dei Carmelitani di Lombardia, durante l’inaugurazione.
«Era una donna – ha chiarito Lincio – capace di uscire dalla limitatezza del monastero, una donna che ha avuto il coraggio della tecnologia, che ha introdotto (grazie alla sorella Celina) la macchina fotografica nel monastero, che si è fatta fotografare e ha scattato foto della vita delle monache». Una grande intuizione di come si possa parlare la lingua della fede usando le novità della tecnologia. E non è il solo aspetto che dice la modernità di questa ragazza. «Ci ha lasciato – ha spiegato Padre Lincio – un vocabolario: le parole che dicono cosa sia l’uomo».
Questa santa infatti ha vissuto e testimoniato la forza della fede anche nei momenti di smarrimento interiore, condizione di tanti giovani di oggi, ma ha saputo uscirne con la forza spirituale per chiudere la sua vita «condividendo la mensa dei peccatori», cioè passando per la prova del dubbio.
E nei pannelli esposti, così da rendere fruibile sia la bellezza del battistero, sia la grandezza di Teresa attraverso le sue parole e le sue foto, si legge un percorso profondo che fa di questa ragazza una persona interessante, capace di unire la dimensione religiosa con quella civile.
Una donna, una monaca che ha attraversato il suo tempo per uscirne trasfigurata tanto da farsi “eco creante”. Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa, è una figura affascinante tracciata con rigore giovedì 23 marzo pomeriggio, presso l’aula Magna dell’Università Cattolica di Cremona, da Madre Cristiana Dobner, Carmelitana Scalza che ha studiato i suoi scritti e la sua figura nel complesso. E fatta risaltare nella sua capacità di contagiare gli altri da Arnoldo Mosca Mondadori, promotore della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti intervenuto al convegno a cui ha presenziato e dato il suo contributo anche il vescovo Antonio Napolioni. A moderare mons. Francesco Follo, fino al 2022 osservatore permanente della Santa sede presso l’Unesco.
È stato il secondo dei tre appuntamenti. Un pomeriggio intenso, aperto dalla serietà quasi scientifica della esposizione di Madre Dobner, ricca di citazioni e costruita per portare avanti la tesi di una donna, Teresa, figlia del suo tempo “vissuta in un periodo storico che, troppo spesso, viene lasciato sullo sfondo, oppure semplicemente eliminato” ma contestualmente capace di superare difficoltà e crisi dell’epoca per uscirne con una creatività contagiosa, figlia dello Spirito. La riflessione ha preso le mosse dai “numerosi testi scritti” da Teresa, testi che hanno avuto una diffusione “tale da far impallidire i più quotati best seller” per arrivare alla “scienza dell’amore” ciò che le ha consentito di attraversare “il tunnel del suo tempo” e che risulta consolante per l’uomo di oggi, immerso in un tunnel simile, in un tempo dove l’assenza di Dio ( per Teresa simboleggiata da una cultura che va da Schiller a Nietzsche, passando per Russel, Rilke e Tolstoj) si fa palpabile ma dove la speranza è segnata da testimonianze di santi straordinari anche nella quotidianità di un semplice monastero di Normandia.
E la “semplicità disarmante” di Teresa capace di “spalancare l’abisso della bellezza”, come ha dichiarato il Vescovo Napolioni, si è tramutata in una coinvolgente testimonianza di fede da parte di Arnoldo Mosca Mondadori. Teresa ha concretizzato “la sete di cibo dell’anima”, ha diffuso “la luce dell’Eucarestia” davanti a cui le parole non bastano ed è opportuno lasciar spazio alla musica.
Ed è così che la rassegna si è conclusa nella serata di giovedì 30 marzo, alle 21, nella Cattedrale di Cremona, con un concerto (a ingresso libero) a cura del conservatorio “Claudio Monteverdi” e con la partecipazione del coro del liceo “Antonio Stradivari”, con il suono de “Il quartetto del mare”. A diffondere nell’aula magna del monastero di Santa Monica una musica importante, come quella di Bach, è intervenuto il violoncellista Issei Watanabe. In mano un violoncello costruito con il legno dei barconi che hanno portato sulle spiagge della nostra Italia, speranza ma anche dolore e morte. Note ascoltate in un silenzio dove la meditazione dei presenti ha preso corpo. La serata è stata infatti anche arricchita dalla lettura di alcuni brani scelti tra gli scritti di Teresa di Lisieux.
Teresa, pur non avendo fatto studi accademici, ha lasciato degli scritti che, per la loro profondità, la novità di pensiero e la diffusione mondiale (le sue opere sono state tradotte in 60 lingue), le hanno meritato il titolo di dottore della Chiesa. Nel 2021, su proposta del Governo francese e con l’appoggio dell’Italia e del Belgio, i 193 Stati membri dell’Unesco l’hanno votata tra le personalità da onorare nel 2023. Si è trattato quindi di un evento culturale e non solo, per sostenere e proseguire il dialogo tra fede e cultura.
Questi appuntamenti hanno avuto una rilevanza particolare per Cremona, città che in Lombardia ebbe per prima un convento carmelitano, sito nell’attuale parrocchia di Sant’Imerio, e collegato a una ampia serie di altri analoghi: in Francia ad Alençon, Lisieux, Parigi; in Italia a Roma presso la Facoltà di Teologia “Teresianum”, a Rimini, Milano, Pavia; in Spagna all’Università di Avila; in Svizzera alla Facoltà di Teologia di Lugano.
Attualmente nei locali dell’Ex convento dei PP. Carmelitani, oggi Parrocchia di sant’Imerio, ha sede la fraternità di Cremona del Movimento Carmelitano dello Scapolare. Diamo loro la parola a conclusione:
«In breve si può affermare, usando le parole di mons. Follo, “che S. Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo è dottore, “esperta della scientia amoris”, secondo S. Giovanni Paolo II, e ha fatto risplendere nell’amore la verità della fede e un nuovo modo di intendere la contemplazione, non solo come motore della contemplazione, ma come azione nella contemplazione; per questo è patrona delle missioni”. “La santa di Lisieux è stata “donna di cultura”- spiega ancora mons. Follo – non perché avesse una grande erudizione, ma perché ha coltivato in essa, nelle sue consorelle e nelle persone con cui era in relazione non un avere in più, ma un essere in più, con una capacità di esaminare tutto e di conservare ciò che ha del valore”.
Prima di concludere ci sembra necessario, anzi doveroso, ringraziare tutte le numerose persone che, a vario titolo, sono state coinvolte in questa importante manifestazione e hanno contribuito all’ottima riuscita di una mostra che aveva come obiettivo principale quello di diffondere la conoscenza della “grande“ Santa di Liseux, la cui dottrina “della piccola via” è stata canonizzata»
(Fraternità MCS di Cremona)
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