09 Gen Piacenza: Le monache necessarie “come l’aria che respiriamo”
Piacenza: Le monache necessarie “come l’aria che respiriamo”
Le due comunità di monache di clausura di Piacenza (le Benedettine del monastero di San Raimondo in Corso Vittorio Emanuele e le nostre Carmelitane scalze del convento di via Spinazzi) hanno fatto il loro pellegrinaggio in Cattedrale per i 900 anni dall’avvio della costruzione della chiesa-madre della diocesi.
Grazie a un permesso speciale del vescovo, nella festa della dedicazione della Cattedrale, hanno partecipato alle 14 del 14 ottobre nella cripta in Duomo a una messa presieduta da monsignor Adriano Cevolotto. Hanno concelebrato il vicario episcopale per la vita consacrata, lo scalabriniano padre Sandro Gazzola, e il superiore del Collegio Alberoni, il vincenziano padre Nicola Albanesi. Ad accogliere le monache, insieme al vescovo, il parroco della Cattedrale monsignor Serafino Coppellotti.
“Ho ritenuto che anche voi non potevate mancare a questo convergere in Cattedrale – ha sottolineato il Vescovo – simbolo della comunione e dell’unità della comunità diocesana, per rappresentare tutti quei monasteri invisibili dove la preghiera si impasta con la sofferenza, con la vecchiaia e non di rado con la solitudine. Oggi voi date voce e volto a questa ricca presenza orante, che è necessaria come l’aria che respiriamo”.
“La vita monastica ha un fascino anche oggi, soprattutto oggi, ma è doveroso chiederci perché – ha aggiunto Cevolotto -. Dobbiamo chiederci cosa è eloquente del nostro vivere, che cosa parla di Vangelo, cosa rinvia a quel fondamento che è Gesù. Forse non spetta a voi dare una risposta, ma sono certo che a voi interessa, con la vostra testimonianza di vita, rinviare a Colui che abita questo tempio”.
Giovanni Battista Scalabrini, il vescovo da poco proclamato Santo, durante il suo ministero a Piacenza aveva intrapreso una importante campagna di restauri per la Cattedrale. “Aveva voluto eliminare tutto ciò che era stato aggiunto nel tempo e che, a suo avviso, snaturava l’idea originaria. Questa è l’opera che compie lo Spirito Santo in noi: togliere tutto ciò che nel tempo, sia a livello personale che comunitario, appesantisce il progetto originario, ritornando all’essenzialità. Così crea uno spazio nuovo che fa alzare lo sguardo e riesce ad abbracciare tutti, senza che nessuno si senta a disagio”.
Le monache, dopo la celebrazione, hanno potuto visitare la Cattedrale e salire alla cupola del Guercino, guidate dall’architetto Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio per i beni culturali della diocesi.
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