On-line: Tre giorni mariani

On-line: Tre giorni mariani

Tre giorni: 6-8 dicembre 2020. Un piccolo itinerario di taglio vocazionale. Un’occasione per riflettere su cosa il Signore chiede alla vita, mettendosi alla scuola della prima donna che gli ha dato spazio nel cuore e nella carne, Maria! Il tutto “da remoto” ma non meno comunicativo. Anzi, forse proprio il non sentire i nostri corpi ci ha aiutato ad un uso maggiore di altri sensi: la vista e l’udito soprattutto. Ci siamo ascoltati e c’è stato anche qualche divertente “siparietto”, squarci dalla vita comune.
E il nodo della vita: la possibilità o meno che i muri crollino. Il tema è emerso dagli incontri, soprattutto l’ultimo, con le nostre sorelle monache di Ferrara. Certo I rapporti non dipendono tante volte da noi ma da noi dipende il rimanere aperti alla comunione, come una di loro ci ha ricordato. Che l’altro sappia che da parte tua il muro non s’erge. E vedrai un giorno il muro dell’altro crollare. Per via di quel “di più” dell’amore che ha visto di fronte a sé.
E come si esercita questo Amore che sollecita a contenere la vastità degli orizzonti, a esercitare la pazienza del cuore nell’attesa di dell’incontro con l’altro e con l’Altro che è Dio? Scegliendo anzitutto di prestare ossequio non a noi ma a Lui, che ci accoglie sotto il manto di Maria.
Se è vero che l’ossequio di Gesù Cristo regola fin dalle origini la nostra vita, ogni «esperienza di ‘ossequio di Gesù Cristo’ non può prescindere dall’icona mariana come icona della prima discepola, modello di questo ‘ossequio’.
La parola ossequio è interessante: nel linguaggio tecnico medievale per il cavaliere l’ossequio è l’atto con cui la vita tutta del suddito è messa nelle mani del suo Signore, è la consegna della propria persona in un patto di fedeltà agli ordini di colui al quale si fa l’ossequio. In questa parola c’è un’implicanza profonda, radicale, una vera e propria compromissione della propria esistenza.

Chi è modello di questa implicazione così profonda, totale e carnale, con il Dio di Israele? Indubbiamente Maria. Lei ha vissuto questo ‘ossequio’ a Dio e diventa per questo motivo modello/signora di chi si incammina sulla stessa strada (da qui la domina loci per i Carmelitani, da una parte soggetti a lei, dall’altra compagni di strada, di cammino, gente che facendo come Maria diventa suo fratello).
Questo tratto è ulteriormente rafforzato, ancora una volta però implicitamente, dal fatto che il testo della Regola si costruisce, di fatto, di citazioni bibliche, quasi a significare che ciò che abilita a vivere questo cammino di sequela Christi è la Parola di Dio stessa: nutrirsi e conformarsi a questa Parola genera alla vita nuova del discepolo. Non ha fatto lo stesso Maria che da questa Parola a lei rivolta è stata rigenerata (è diventata madre, ha superato il ‘limite’ della verginità rispetto alla fecondità della donna, nella sua condizione di ragazza palestinese ha trovato una parola che riassumesse tutte le promesse di Dio e le rilanciasse in avanti a partire proprio da quel figlio che le era donato)?» (Dall’intervento di P. Fausto).

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