Fr. Girolamo Diacono

Fr. Girolamo Diacono

Carissimi lettori il 24 aprile a Bologna sono stato ordinato diacono ed il provinciale mi ha chiesto di scrivere un articolo per raccontare cosa significhi per me l’aver ricevuto questo sacramento.
Chiunque senta la vocazione al diaconato sa che deve approfondire sempre di più questi due elementi: 1) Essere sempre disponibile al servizio verso il povero ed il bisognoso; 2) Avere un rapporto assiduo e costante con la Parola di Dio, che lo interroga e lo interpella ogni giorno per conformarlo sempre più a Cristo.
La parola stessa diacono, deriva dal greco “diaconia” e significa “Servizio”. Quindi in primo luogo, implica una dedizione totale verso il povero o il fratello bisognoso. Tale disponibilità verso gli altri è necessaria per rendere vive e autentiche le opere di misericordia.
Questo aiuto verso il prossimo deve avvenire sia a livello pratico, ovvero in quello materiale, che in quello interiore e spirituale. In questo secondo caso il diacono deve portare ogni singolo fedele all’incontro con Dio.
Questo significa che il futuro ministro deve essere preparato ed è necessario che lo studio della teologia (obbligatorio per chi intende seguire questa vocazione), deve essere fatto con passione durante tutto il percorso, ed allo stesso tempo non deve rimanere solo teorico, ma deve consentirgli di far conoscere sempre di più, la bellezza di far parte della chiesa universale e dell’essere figli di Dio.
Quindi a mio modestissimo avviso è necessario che il diacono debba sviluppare, altresì, una profonda vita interiore, vivendo sempre alla presenza del Signore.
Il secondo punto, come abbiamo già detto, è quello di avere un rapporto assiduo e costante con la Parola di Dio.

San Girolamo afferma che: “Chi non conosce la Parola, non conosce Dio”, questo per tutti noi deve essere un monito, un aiuto ed un programma di vita. Chiunque voglia conoscere Dio, la maniera migliore per farlo è appunto attraverso la lettura e la meditazione giornaliera della Bibbia.
Lo studio della Parola di Dio, pertanto, non può rimanere astratto, ma deve farsi carne, tanto da rendere lo studioso sempre più simile a Gesù.
Il diaconato può essere di due tipi permanente e transeunte il primo tipo è dato alle vocazioni maschili anche sposate e che sentono questo tipo di chiamata. Le mogli di coloro che vogliono ricevere questo sacramento non rimangono passive a questa richiesta, ma devono obbligatoriamente dare il consenso, altrimenti non può essere amministrato. È una vocazione che rende partecipe tutta la famiglia e per questo motivo la chiesa chiede il consenso alla moglie.
Il mio caso è differente perché per me il diaconato è “transeunte” e chi riceve questo sacramento o viene dismesso oppure diventerà sacerdote. Tuttavia anche i sacerdoti non smettono di essere diaconi come ha detto il Cardinale Zuppi nella omelia: «non dovremmo mai smettere di servire! Il servizio deve essere la nostra vita, non è solo un periodo obbligatorio di passaggio dove si trasmette un po’ di generosità, ma deve definire la nostra vita, perché siamo chiamati dal maestro che è venuto a servire e non a essere servito, ed è l’atteggiamento del servizio che anima la vita dei cristiani perché la vita ha senso per tutti, solo se serve! Questo molto spesso lo crediamo molto poco, anzi abbiamo paura a perderci, perché il servizio è sempre perdere qualcosa, ma in realtà è l’unico modo per trovarla. Solo in questo modo ritroviamo noi stessi! Non facciamoci allora ingannare dal male, che ci fa credere importanti perché comandiamo invece di servire, perché restiamo distanti e in piedi, invece di farci vicini e di abbassarci; perché aspettiamo sempre di fare il primo passo e lo lasciamo fare comodamente agli altri. Mentre il servo si fa subito vicino a chi ha bisogno. Il diacono deve servire la Parola ed i poveri: la Parola vivente di Dio da annunciare con Misericordia, che diventa vera nella Misericordia; San Girolamo era così pieno di gioia che scriveva “non mi sembra di abitare qui sulla terra, ma nel Regno dei cieli, quando si vive tra questi testi e quando li si medita” allora leggiamo tutti i giorni la Scrittura e meditiamola, nutriamoci della scrittura con frequenza, impariamo qui quello che dobbiamo insegnare, amiamo la Sacra Scrittura e la saggezza ci amerà; amiamola teneramente ed essa ci custodirà; onoriamola e riceveremo le sue carezze; che essa sia per ciascuno di noi come le collane e gli orecchini ovvero come il nostro ornamento. Siamo uomini di preghiera, chi legge la Parola prega con la parola ed impara a pregare e siamo uomini di servizio sempre perché l’amore che la Parola ci dona diventi misericordia per tutti».
Le parole del cardinale siano per noi e per me prima di tutto uno sprone a imitare Gesù ad essere servi e non padroni, ad essere i primi a farci avanti ad aiutare il prossimo ed a vivere la Parola intensamente, senza che venga detto a noi cristiani questa affermazione: “segui quello che proclamano, ma non imitare i loro esempi!”.

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