LE NOSTRE MISSIONI IN CAMEROUN

Convento Santi Anna e Gioacchino di Nkoabang

CONVENTI

YAOUNDÈ (Parrocchia)
Peres Carmes Dechaux, Mission Catholique
B.P. 185 NKOABANG c/212
YAOUNDÈ Cameroun
Tel. 00237/77825986

YAOUNDÈ (Casa di formazione)
BP 185 Nkolbisson, c/4
YAOUNDÈ Cameroun
Tel. Fax. 00237/2208-4624 (7004-3832)
e-mail: ocdnkolbisson@yahoo.fr

MONASTERI

YAOUNDÈ (Monastero)
BP 4419Etoudi, Nlong-kak
YAOUNDÈ Cameroun
Tel. 00237/22200110 Fax. 00237/22728534
e-mail: carmelchristroi@yahoo.fr

FIGUIL (Monastero)
BP 75 Figuil, Garoua
Cameroun
Tel. 00237/9974-234 Fax. 00237/7579-9212
e-mail: figuilcarmel@yahoo.fr

LA GIOIA DEL VANGELO… É UNA GIOIA MISSIONARIA

Il senso della nostra presenza in ogni luogo in cui veniamo a trovarci come monache di clausura che come frati della Provincia Lombarda è custodito in due testi, rispettivamente di papa Francesco e di Teresa di Lisieux:
«La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria. La sperimentano i settantadue discepoli, che tornano dalla missione pieni di gioia (cfr. Lc10,17). La vive Gesù, che esulta di gioia nello Spirito Santo e loda il Padre perchè la sua rivelazione raggiunge i poveri e i più piccoli (cfr. Lc 10,21). La sentono pieni di ammirazione i primi che si convertono nell’ascoltare la predicazione degli Apostoli “ciascuno nella propria lingua” (At 2,6) a Pentecoste. Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sè, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Il Signore dice: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perchè io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!” (Mc 1,38). Quando la semente è stata seminata in un luogo, non si trattiene più là per spiegare meglio o per fare segni ulteriori, bensì lo Spirito lo conduce a partire verso altri villaggi» (Francesco, Evangelii gaudium, 1, 24).
«La Carità mi dette la chiave della mia vocazione… Capii che l’amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l’amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue… Capii che l’amore racchiude tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno. Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante, esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l’ho trovata finalmente, la mia vocazione è l’amore! » ( Teresa di Gesù Bambino, Manoscritto B, 254).
Se non ci fosse l’amore per il Vangelo, la gioia di predicare il Cristo risorto, vana sarebbe la nostra presenza in terra Camerunese. Per questo papa Francesco, in quella stupenda Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, Evangelii gaudium, afferma che «la gioia del Vangelo, è una gioia missionaria».
Una gioia alimentata anche dalla presenza dei giovani camerunesi che desiderano intraprendere la vita religiosa nel nostro Ordine. Se il discernimento è impegnativo e le fatiche nel cammino formativo non mancano, così come non mancano talvolta anche le delusioni dopo anni di lavoro educativo, queste non sono sufficienti a desistere dal compito di credere che ogni fatica formativa ha un suo senso.
A cominciare, forse da ciò che afferma la nostra amata santa Teresa d’Avila quando scrive che «preghiera e vita comoda non vanno d’accordo», e poi perchè, dove tutto risulta più difficile e impegnativo, la Santa ci assicura che lì è certa la presenza del Signore. Col tempo, infatti, si possono cogliere i frutti di questa perseveranza: come la significativa esperienza della presenza di fr.Jean Thierry Ebogo, un giovane camerunese che desiderava farsi carmelitano e poter divenire sacerdote per andare ad annunciare la gioia del Vangelo di Gesù.

Fr. Jean Thierry nel letto di un ospedale

La sua professione solenne è avvenuta l’8 dicembre 2005, un mese prima della sua morte giunta il 5 gennaio del 2006. É morto per un tumore all’ospedale di Legnano, ma la sua fede in Dio e la dignità con cui ha portato avanti la sua malattia, ha lasciato orme importanti non solo per la Comunità Carmelitana, ma anche per la Chiesa Ambrosiana e soprattutto per la Chiesa Camerunese. La Conferenza Episcopale Lombarda, infatti, presieduta dall’Arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola, il 15 febbraio 2013 ha approvato l’iter canonico per l’introduzione della causa di beatificazione e di canonizzazione di questo giovane camerunese, innamorato di Cristo e del Carmelo. Chi ha avuto la possibilità di accudirlo al Centro Ricerche Tumori di Candiolo (Torino), ricorda come era suo desiderio guarire per diventare sacerdote e andare ad annunciare la gioia del vangelo.
Di lui mi sono rimaste impresse le parole che ha lasciato scritte nel suo diario e che si trovano in un quadro appeso nel refettorio della casa di formazione di Nkolbisson: «Ci vuole del tempo e dell’umiltà per comprendere e accettare di essere ciò che il Signore vuole che tu sia».
Già, “che cosa vuole il Signore che noi siamo?”. Le parole di questo giovane carmelitano camerunese, morto troppo presto, ricordano il senso del nostro essere cristiani, e cioè che il Signore vuole che noi ci riconosciamo e diveniamo suoi figli, e di conseguenza che ognuno di noi scopra di avere dei fratelli e delle sorelle.
Ringraziamo i Padri carmelitani la cui missione li ha portati così lontano, per iniziare a seminare la parola di Dio, quella che poco per volta e giorno dopo giorno, quando le si dà credito, apre le porte alla comunione e alla fraternità in Cristo Gesù.