Dedicazione del nuovo altare – Monastero delle Carmelitane scalze di Ferrara

Dedicazione del nuovo altare

Monastero delle Carmelitane scalze di Ferrara

 

« Questo altare sia per noi il segno di Cristo dal cui fianco squarciato

scaturirono l’acqua e il sangue, fonte dei sacramenti della Chiesa ».

 

Campane a festa e cuori in festa nel nostro monastero di Carmelitane Scalze a Ferrara la sera del 2 marzo scorso per la solenne celebrazione della Dedicazione del nuovo altare della nostra chiesa. Finalmente il giorno tanto desiderato è giunto: dopo decenni di richieste e di attesa, a 60 anni dal Concilio che chiedeva l’adeguamento degli spazi liturgici, grazie al sostegno tenace del nostro Arcivescovo Gian Carlo Perego fin dal suo ingresso nella nostra Diocesi di Ferrara-Comacchio nel 2017, il nulla osta della Soprintendenza per i Beni Culturali ha permesso il rinnovamento del nostro presbiterio.

Il progetto inizialmente prevedeva circa tre mesi di lavori, ma un’infinita serie di contrattempi, ritardi nelle consegne dei materiali, multiple estensioni del cantiere, marmi che impedivano ai muri di respirare facendo scorrere fiumi di acqua più o meno viva verso la chiesa e inghippi di ogni genere, ha protratto la chiusura dall’agosto 2023 al gennaio 2025. Un tempo impegnativo, talora statico, talora frenetico, a contatto con persone stupende che hanno messo a disposizione mente, cuore, mani, professionalità. Il progetto ha preso corpo in corso d’opera: le pietre e i muri stessi ci diranno come continuare, ripetevano costantemente progettisti e restauratori. Dapprima la fase di parziale demolizione: una notte oscura, dove si vedevano solo buchi e macerie e si faticava ad immaginare il bello che doveva venire. Poi l’inizio della ristrutturazione, dove lentamente il buio cedeva alla luce.

Abbiamo desiderato il rispetto dello stile e dell’armonia della chiesa: negli ambiti ristrutturati sono state ripresi gli stessi motivi e le stesse decorazioni già esistenti. Abbiamo voluto arredi lineari, che lasciassero ammirare la parte dove c’era prima l’altare, e che facessero risplendere la chiesa di “nobile semplicità” (OGMR 292).

Il nostro Vescovo, durante la concelebrazione da lui presieduta, – erano presenti diversi sacerdoti, tra i quali eravamo felici di vedere il nostro commissario padre Renato e padre Fausto che hanno voluto condividere con noi questo momento importante, due diaconi, i seminaristi della nostra diocesi e parecchi fedeli- ha voluto sottolineare l’importanza di questo “passaggio storico, che avviene nell’anno giubilare guidato dalla speranza, che ci ricorda, da una parte, il valore perenne e la continuità di una celebrazione eucaristica, ma anche il rinnovamento dei luoghi e delle forme celebrative”, come abbiamo spiegato nella mostra  tutt’ora visitabile, illustrando il progetto di  ristrutturazione e le scelte compiute dalla comunità a partire dal Concilio Vaticano II. “L’altare – ha proseguito l’Arcivescovo- è il luogo della speranza che ci ricorda il nostro destino: la vita eterna, il paradiso. Non veniamo dal nulla e non siamo destinati al nulla. Dio ci ha creati e ci attende sulla soglia di casa, alla fine della nostra vita, per iniziare un nuovo cammino eterno. L’altare non ti ferma sull’adesso, ma rimanda oltre, al banchetto escatologico a cui Dio ci invita”. Così evitiamo di “assolutizzare i luoghi e i segni della liturgia, per considerarli luoghi di preghiera, strumenti di un amore a Dio in spirito e verità”. Mons. Perego durante l’omelia ha utilizzato la cifra del “sogno” per approfondire la liturgia della Parola: il sogno di Giacobbe nella Genesi, con la scala che dalla terra arriva al cielo per incontrare Dio; il sogno di Giovanni nell’Apocalisse, col cielo nuovo e la terra nuova e Dio che ci ama, asciuga le nostre lacrime e ci regala la vita eterna; e il sogno che Gesù cerca di far vivere alla donna samaritana al pozzo. E infine, parlando della “chiesa come una casa da abitare, da custodire e da amare” ha materializzato il nostro sogno, per noi e per tutti coloro che verranno a pregare con noi: una casa calda, luminosa e accogliente, che unisca tutti nell’abbraccio del Padre. Per questo motivo abbiamo desiderato aprire totalmente la zona riservata a noi monache, che ora si affaccia sul presbiterio senza grata, in segno di comunione, per costituire con i fedeli un’unica assemblea che insieme ascolta la Parola di Dio, loda il Signore, lo ringrazia, ricevendolo in dono nell’Eucaristia per divenire dono per tutti. Favorite da questa apertura abbiamo prestato servizio in presbiterio durante le fasi del rito della dedicazione, un rito unico nel suo genere e molto suggestivo, che l’assemblea ha seguito in attento e gioioso silenzio: insieme abbiamo visto l’altare asperso con acqua benedetta, avvolto dalla preghiera del cielo e della terra con le litanie dei santi, unto e profumato col sacro crisma da un vescovo non in paramenti solenni, ma cinto con un semplice grembiule, seguito da due monache anch’esse in grembiule per astergere il neoconsacrato altare, segno di Cristo sposo, prima di rivestirlo con la tovaglia nuova, adornarlo con fiori e candele, come fonte della vera luce, che da lì si è diffusa in tutta la chiesa, fino a quel momento in penombra, tra lo stupore dei presenti.

La partecipazione è stata tangibilmente intensa: sacerdoti e fedeli si sono uniti con entusiasmo ai nostri canti, e il riscontro ricevuto durante il rinfresco offerto ai presenti come pure in visite e messaggi nei giorni seguenti, ci ha permesso di cogliere quanto il rito abbia coinvolto e toccato tutti nel profondo, portando a una comprensione più piena del Mistero celebrato: abbiamo visto, ascoltato, toccato, avvolti di luci, profumo, musica e canti. Ritornano spontaneamente alla mente le catechesi mistagogiche dei Padri, e ci piace concludere questa condivisione con le parole molto appropriate di S. Cirillo di Gerusalemme: “Io volevo anche nel passato, o figli dilettissimi della Chiesa, discorrere con voi su questi Misteri spirituali. Ma poiché sapevo perfettamente che visione ed ascolto sono molto più affidabili, attendevo la presente occasione, in modo che, resi più atti ad essere condotti nelle realtà dette dopo questa grande sera, io vi conducessi per mano nel più luminoso e aromatico prato di questo paradiso. Voi siete stati costituiti comprensori dei Misteri divini, e resta da preparare la mensa degli insegnamenti di più perfetta iniziazione, affinché conosciate in modo esatto ciò che per voi è avvenuto”. Dopo il dono ricevuto rimane la fase necessaria e irrinunciabile della permanente “conduzione” dentro gli abissi del Mistero divino. Per dirla con S. Elisabetta della Trinità: ogni istante ci porti più addentro nella profondità del Mistero, perché Egli lo possa rinnovare in noi.

La nostra chiesa, per volontà del nostro Vescovo, in questo Anno Santo è chiesa giubilare, e rimane aperta tutto il giorno. Vi aspetta, oltre al presbiterio rinnovato, la statua della nostra piccola grande Santa Teresa di Gesù Bambino che, collocata nell’altare di sinistra, ora ha il suo posto nella nostra Chiesa, dove sono già presenti la Santa Madre Teresa di Gesù e il Santo Padre Giovanni della Croce.

Vi aspettiamo per pregare insieme!

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