SAN GIOVANNI DELLA CROCE

SAN GIOVANNI DELLA CROCE

Memoria liturgica: 14 dicembre
Giovanni (Nato a Fontiveros, in Spagna, nel 1542 e morto ad Ubeda il 14 dicembre 1591). È tra i grandi maestri e testimoni dell’esperienza mistica. Condivise con S. Teresa il progetto di riforma dell’Ordine carmelitano, che attuò e visse con esemplare coerenza. Sperimentò le più alte illuminazioni mistiche, di cui fu cantore e dottore nelle sue opere. Venne proclamato Dottore della Chiesa da Pio XI il 24-8-1926.

Collaboratore di S. Teresa d’Avila nel fondazione dei Carmelitani Scalzi.
Dottore della Chiesa, universalmente riconosciuto come mistico per eccellenza, ha lasciato Opere di mistica che sono un testo indispensabile per chi desidera avventurarsi in questo mondo di intimità unica fra Dio e l’uomo.

San Giovanni della Croce

Giovanni della Croce risulta sempre più un maestro affascinante per molti giovani: le sue parole e il suo messaggio sanno di mistero, del mistero di Dio.

Nasce a Fontiveros in Castiglia (Spagna) da una famiglia poverissima, in miseria. Orfano molto presto del Padre, una madre laboriosa e intraprendente per far fronte alla fame. Il piccolo Juan viene subito colpito dalla durezza della vita. Provato nel fisico, ma temprato nello spirito, si dà da fare come infermiere per mantenersi agli studi cui si sente portato. Emerge ben presto la sua voglia di Dio e di Assoluto.
A 20 anni decide di entrare nel noviziato dei Carmelitani.
Arriva al Sacerdozio a 24 anni, ma si scopre dentro una gran voglia di una vita rigorosamente consacrata nel silenzio e nella contemplazione, una voglia che neppure i brillanti studi teologici nella prestigiosa università di Salamanca riescono a sopire. Ci pensa Santa Teresa ad offrirgli una soluzione, invitandolo a partecipare alla riforma dell’Ordine Carmelitano. Maestro dei novizi, attira tanti giovani che desiderano condurre una vita come lui.

Nello spazio di pochi anni, pieni di fatiche apostoliche sulle strade assolate o ghiacciate di Spagna, accanto a profonde sofferenze incredibili ed esaltanti esperienze mistiche, scrive poemi e trattati che sprigionano la sua sapienza mistica, quella che non viene dai libri e dagli studi, ma che si “sa per amore”.

Muore a soli 49 anni, facendo sue le parole del Cantico dei cantici, in un trasporto d’amore. Aveva scritto in una sua celebre poesia: “Rompi la tela ormai al dolce incontro!”. La morte dei santi.

Il suo messaggio: “Su, coraggio, alzati: non stagnare in una pietà superficiale o in un debole impegno virtuoso. Affrontate decisamente le avversità della notte, salite il sentiero aspro del nulla per attingere l’incandescenza dell’Amore. Sul monte, al di là del nulla-non-Dio c’è godibile per te il Tutto-Dio”.

Il suo linguaggio: poetico e pieno di immagini e simboli, il linguaggio della passione e dell’amore. Con spirito nuovo, da umanista rinascimentale, offre un valido aiuto per il cammino cristiano dell’uomo moderno, tormentato dall’angoscia esistenziale.

Cristo Gesù è l’Amico per eccellenza, il mediatore di Dio, dell’Amore, della Verità, della Vita. E’ questa amicizia, fedelmente e rigorosamente praticata e vissuta, che ha permesso al suo bisogno di assoluto e alle sue risorse di generosità di realizzarsi e di esprimersi. Per le sue notevoli doti, seppe analizzare il cuore umano, i suoi desideri, le sue brame più nascoste, gli interrogativi esistenziali, e rimediare con terapie, proposte, soluzioni, suggerimenti. Molti, anche non appartenenti alla religione cristiana, perfino degli atei, si riconoscono nei suoi scritti e trovano in lui una guida sicura, che illumina la loro esperienza quotidiana, dando un senso alla loro vita.

Alcuni giovani che da dieci anni leggono le sue opere esprimono qui, in che cosa la sua parola ancora li riguarda e li interessa:

Giovanni della Croce ci guida sul cammino della divinizzazione (figli nel Figlio del Padre per opera dello Spirito Santo). La nostra vocazione, infatti, è di lasciarci trasformare dallo Spirito, per divenire “amore”, come il pezzo di legno che s’infiamma, si purifica dalle scorie e diventa pure lui fuoco.

Giovanni della Croce non ha paura di parlare della potenza del desiderio umano. Propone una pista di orientamento di questo desiderio. Mostra come fare perché la sete che prepotente è in ogni persona, sia sempre più orientata verso Dio, e in lui trovi sazietà.

Il giovane è sensibile a un ideale, una forma pura. In questo San Giovanni della Croce è un esempio straordinario. E’ la prova che andar dietro ad un ideale è possibile. Il cammino che propone è necessario e il risultato possibile anche se può sembrare una cosa ardua. Giovanni della Croce invita alla rinuncia, che non è negazione di sé o abdicazione da sé, ma promozione del meglio di sé. I giovani vi aspirano. L’opera di Giovanni della Croce, se non invita ad un approccio immediato, ridesta tuttavia sempre almeno curiosità e fascino.

Sono molte le persone comunque che l’hanno preso sul serio, come Teresa di Gesù Bambino, Elisabetta della Trinità, Edith Stein …, e tanti altri, ci assicurano che l’itinerario proposto da Giovanni della Croce è accessibile. la sua spiritualità non sradica e non impone un programma fisso di vita. Pur rimanendo nei nostri quotidiani impegni, ci chiede di vivere all’incandescenza, nell’attenzione amorosa, un orientamento a Dio totale e rigorosamente esclusivo.

Estremamente interessante è pure in San Giovanni della Croce una specie di alleanza che traccia tra rigore e amore, La severità e la durezza del cammino che lui programma si accordano bene con l’amore che le giustifica, anzi le esige,

I giovani, contrariamente alle apparenze, non sono affatto allergici alle esigenze. Soffrono invece di un vuoti interiore, di disorientamento, della mancanza di precisi orientamenti e normative. San Giovanni della Croce, con i suoi insegnamenti, con la sua forte paterna ed esperta guida, risponde a questa fame di verità e di rassicurazione che freme nei giovani d’oggi. Riesce perfino a convincerli che la Regola ed il rigore non sono affatto incompatibili con l’amore, ma ne sono anzi la custodia e la promozione fino al suo massimo sviluppo e godimento.

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